Carmine Gazzanni – Fonte: © Linkiesta
22 agosto 2020
L’azienda tedesca che in Sardegna produce armamenti non ha rinnovato il contratto a 80 lavoratori, ne ha messi altri 90 in cassa integrazione e ha deciso di delocalizzare in Qatar a causa dello stop chiesto dal Parlamento all’esportazione nel regno wahabita di Riyad. Ma la mossa del Carroccio non è economicamente sensata
Il dilemma non è di facile soluzione: da una parte garantire occupazione in un territorio tra i più depressi d’Italia; dall’altra bloccare la produzione di sistemi militari che, com’è stato più volte accertato, sono stati utilizzati in un conflitto – quello in Yemen – che si protrae da anni nonostante le condanne delle principali organizzazioni internazionali, Onu in testa. Al centro dell’enigma Rwm Italia, l’azienda di Domusnovas in Sardegna tristemente nota per fornire le micidiali bombe aeree all’Arabia Saudita e partecipata interamente dalla multinazionale tedesca Rheinmetall AG.
Dopo che a luglio scorso proprio per questo motivo il governo italiano ha sospeso le «esportazioni di bombe d’aereo e missili, che possono essere utilizzati per colpire la popolazione civile in Yemen, verso l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti», l’azienda ha annunciato importanti tagli al personale: prima non sono stati rinnovati 80 contratti interinali e poi sono stati messi da inizio di questo mese 90 dipendenti in cassa integrazione. La ragione? Lo stop alla vendita di bombe e missili. «L’87% degli ordini – ha fatto sapere l’azienda – non è producibile, in quanto sospeso».
Ed è per questa ragione che due deputati della Lega, Eugenio Zoffili e Paolo Roberto Ferrari, hanno annunciato – in linea con l’impegno anche del governo regionale a guida Solinas – una risoluzione «che impegna il governo a salvaguardare la produzione e dei livelli occupazionali della Rwm Italia». Come? Nel documento si chiede al governo «di esplorare la possibilità di acquistare dalla Rwm Italia le munizioni e gli altri materiali d’armamento oggetto di contratti congelati o non più in essere, per destinarli alle Forze Armate italiane in quanto compatibili».
In altre parole, dunque, la Lega vorrebbe che le bombe per ora bloccate vengano cedute all’Italia. Una circostanza che, secondo Giorgio Beretta, analista dell’Osservatorio Permanente Armi Leggere (Opal) di Brescia e della Rete per il Disarmo, «non ha alcun senso». La ragione è nei numeri: solo nel 2016 la Farnesina ha autorizzato la vendita di 19.675 bombe all’Arabia per un valore complessivo di oltre 411 milioni di euro. «Ma in questi anni – spiega l’analista – sono state consegnate bombe al massimo per 200 milioni». Ciò vorrebbe dire che la nostra Difesa dovrebbe acquistare almeno 200 milioni di euro di bombe. «Di fatto la Lega chiede all’Italia di acquistare qualcosa che non corrisponde al fabbisogno nazionale», ragiona ancora Beretta. Insomma, un aiuto di Stato bello e buono.
I dubbi della Rete per il Disarmo sono condivisi anche da diverse associazioni locali, a cominciare dal Comitato per la riconversione della fabbrica….