Luca Liverani – Fonte: © Avvenire
20 maggio 2020
La Relazione sulla legge 185/90 conferma: tra i vari clienti delle industrie belliche italiane resta l’Arabia saudita e suoi alleati. Per loro nuove autorizzazioni e spedizioni già approvate
Nuove autorizzazioni per produrre altri 195 milioni di bombe, da vendere ai paesi della coalizione guidata dall’Arabia Saudita che combattono contro lo Yemen. E spedizioni già effettuate, sulla base delle licenze rilasciate in precedenza, per ulteriori 284 milioni a quattro paesi della coaizione a guida saudita. Un flusso importante di sistemi d’arma, su cui il governo italiano deve fornire chiarimenti, visto lo stop alla produzione di bombe negli stabilimenti RWM di Domusnovas, arrivato dopo la mozione del governo approvata dalla Camera il 26 giugno, e l’annuncio dell’11 luglio del vicepremier Luigi Di Maio.
L’Italia dunque continua ad alimentare la fornitura di armi alla base di quella che – a detta delle Nazioni Unite – è «la peggiore crisi umanitaria degli ultimi anni». Un dato inquietante, che emerge dalla Relazione ufficiale al Parlamento sulla legge 185/90. Dal documento sono già emerse le licenze per l’esportazione verso paesi come l’Egitto e il Turkmenistan, i due migliori clienti dell’industria militare italiana. Il primo continua a non collaborare nelle indagini sull’assassinio di Giulio Regeni ed è sospettato di violare l’embargo Onu di armi verso la Libia. L’altro è un regime autoritario accusato di sistematiche violazioni dei diritti. Ora vengono a galla anche le licenze e le esportazioni in corso verso paesi coinvolti in un conflitto sanguinoso.
Rete Italiana per il Disarmo e Rete della Pace chiedono quindi all’esecutivo di chiarire come mai il flusso prosegua, nonostante la mozione del governo, approvata dalla Camera quasi un anno fa. «Visti i grandi volumi in gioco, in un certo senso inaspettati, chiediamo ora al Governo di chiarire quando tali licenze sono state rilasciate, e per che tipologia di sistemi d’arma. E chiediamo lo stesso anche a riguardo delle forniture reali effettuate l’anno scorso – dice Francesco Vignarca, coordinatore di Rete Disarmo – nonostante da luglio 2019 sia attiva la sospensione di tutte le licenze relative a bombe e missili d’aereo verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti». La decisione assunta dal Governo sembrerebbe non aver per nulla rallentato gli affari armati verso i componenti della Coalizione saudita.
«Se ci concentriamo sulle nuove autorizzazioni – commenta Giorgio Beretta di OPAL Brescia – cioè su quello che dal 2019 in poi è possibile produrre e poi esportare, troviamo l’Arabia Saudita all’11° posto tra i clienti dell’Italia, con ben 105,4 milioni di euro, poi gli Emirati Arabi Uniti al 12° posto, con 89,9 milioni. Se nel secondo caso si tratta di un dimezzamento rispetto al record del 2018, per l’Arabia Saudita c’è invece una rilevante risalita dopo due anni di bassi volumi di licenze». Complessivamente 195,3 milioni di nuove autorizzazioni che, almeno dal luglio 2019, non dovrebbero poter riguardare le due categorie già citate di armi.
Un flusso confermato anche nel capitolo relativo alle consegne già completate nel corso dell’anno, derivanti cioè da autorizzazioni rilasciate negli anni precedenti….