Armiamoci e sparite. In Italia 400 mila “tiratori fantasma” ignoti alle strutture sportive

Francesco Cofano e Maria Pia Petraroli – Fonte: © Il Ducato, 11 aprile 2020

Italiani, popolo di santi, poeti e navigatori. E, negli ultimi anni, anche di tiratori sportivi. Almeno stando al numero di licenze di porto di fucile per il tiro a volo registrate dal ministero dell’Interno. Ma dalla carta alla reale frequenza di campi da tiro e poligoni, come vedremo, il passo è lungo. Che il porto d’armi sportivo fosse per molti un escamotage per legittimare il possesso di un’arma, da tenere in casa a scopo di  difesa, è da tempo la convinzione di osservatori ed esperti. Anche perché ottenere un porto d’arma per difesa personale è più complesso. Ora i numeri certificano un fenomeno cresciuto negli anni.

400 mila “tiratori fantasma”

Nel 2017 gli italiani in possesso di una licenza sportiva erano più di 586 mila. Dovrebbe servire a chi vuole praticare il tiro a volo o il tiro a segno, i due sport principali connessi a questo tipo di porto d’armi. Ma chi lo fa davvero è una minoranza. Per ottenere l’autorizzazione dalla Questura bisogna presentare il certificato medico di idoneità psico-fisica e quello di abilitazione al maneggio delle armi. Fatto questo, si ottiene la licenza, non serve altro. Poi basta presentarsi in un’armeria e comprare l’arma che si vuole, tornare a casa e metterla nel cassetto, assieme alla licenza.

Non serve un documento che attesti il tesseramento alla Federazione italiana tiro a volo (Fitav) o all’Unione italiana tiro a segno (Uits), come fanno sapere entrambe le Federazioni. Eppure, per frequentare un campo da tiro o un poligono, è necessario essere loro tesserati. Sempre nel 2017, gli affiliati alla Fitav e all’Uits erano quasi 97 mila. Sommando gli affiliati alla federazione del tiro dinamico – circa 4 mila – si superano i 100 mila tiratori. Pur stimando che il numero degli appassionati che preferisce i poligoni privati sia simile (ipotizziamo 80 mila) a quello dei tesserati alle federazioni riconosciute, non  si colma il grande scarto: circa 400 mila armi – stima prudenziale, presupponendo che tutti questi “tiratori fantasma” ne abbiano acquistata una sola a testa – restano in casa e non vengono mai usate per lo scopo scritto sulla carta. Numeri troppo elevati per non pensare che in migliaia usino una presunta passione sportiva per mascherare una volontà di autodifesa.

Licenza facile per avere un’arma in casa

“Il desiderio – spiega Giorgio Beretta, analista dell’Osservatorio permanente sulle Armi Leggere e Politiche di Sicurezza e Difesa (Opal) – è detenere armi per la difesa abitativa. Se andate in una qualsiasi armeria dicendo di volere un’arma in casa e chiedete consiglio su quale licenza prendere, molti vi risponderanno quella sportiva perché è la più semplice da ottenere”. … leggi tutto l’articolo