“A casa loro” serve cibo non carri armati

La fame nel mondo torna a crescere. Un bambino su tre in Africa e Asia è affetto da malnutrizione cronica.Sono maggiormente colpite da questa piaga le nazioni dove la spesa militare incide di più. Mentre l’Italia continua a esportare armi. Alla faccia dell’«aiutiamo i profughi nei loro Paesi»

di Giorgio Beretta (Fonte: ©Left, 13-19 settembre 2019)

Sono 821 milioni. Più di uno su nove. Sono le persone nel mondo «che non ricevono cibo sufficiente per condurre una vita sana e attiva». Persone denutrite che soffrono la fame.  Persone che il World food programme (Wfp, Programma alimentare mondiale), cioè l’agenzia delle Nazioni unite che dal 1965 si occupa di assistenza alimentare, non riesce a raggiungere nonostante i 5mila camion, le 20 navi ed i 92 aerei che movimenta ogni giorno per fornire cibo e assistenza nel mondo. «Ogni anno, distribuiamo circa 15 miliardi di razioni alimentari ad un costo stimato di 31 centesimi di dollaro a razione», affermano i rappresentati dell’Agenzia che ha sede a Roma. Un pasto, quindi, costa meno di dieci chicchi di caffè espresso nella città capitolina. Pasto a cui però, data la scarsità di fondi, possono accedere solo poco più di un decimo di coloro che ne hanno bisogno:
il Wfp riesce infatti a raggiungere solo 87 milioni di persone sparse in 83 Paesi. Le brutte notizie non finiscono qui. Nel suo ultimo rapporto redatto insieme alle
altre quattro agenzie dell’Onu impegnate nel settore della nutrizione (Fao, Ifad, Unicef e Who), il Wfp segnala infatti che per il terzo anno consecutivo la piaga della fame anziché diminuire è tornata a crescere….

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