La propaganda securitaria non trova riscontro nei numeri forniti dal Ministero dell’Interno. C’è una sola emergenza: le armi in famiglia. È tempo che si rediga un rapporto “su quante sono le licenze (compresi i nulla osta), ma anche e soprattutto su quanti siano gli omicidi e i tentati omicidi con armi legalmente detenute” dice a Today.it Giorgio Beretta (Opal)
Siamo un paese e una società sempre più sicuri. Ma le zone d’ombra non mancano. Nell’Italia del 2019 sono in calo gli omicidi, ma anche le rapine e i furti: è quel che emerge dal dossier del Viminale “Un anno di attività del Ministero dell’Interno”, relativo al periodo tra il 1 agosto 2018 e il 31 luglio 2019. Il dossier, al di là dei freddi numeri, dice soprattutto una cosa: la propaganda securitaria portata avanti soprattutto da una certa “destra italiana” non ha basi. Se infatti diminuiscono furti, rapine e omicidi, aumentano invece gli omicidi dei legali detentori di armi, con armi legali: ed è questo il tema che vale la pena approfondire, perché per la prima volta gli omicidi con armi detenute legalmente superano quelli della mafia ma anche della criminalità organizzata. Un dato estemporaneo o un trend preoccupante?“
Beretta (Opal) a Today.it: “Viminale dia numeri certi sulle licenze”
Abbiamo contattato Giorgio Beretta, analista dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere e politiche di sicurezza e difesa (Opal) di Brescia, che dalle pagine di Today.it chiede (per l’ennesima volta) che venga stilato un rapporto specifico del Viminale su quante licenze (compresi i nulla osta) ci siano in Italia, ma anche e soprattutto su quanti siano gli omicidi e i tentati omicidi con armi legalmente detenute, “adeguandosi agli standard internazionali che suddividono gli omicidi in 5 categorie: omicidi di criminalità organizzata, omicidi di criminalità comune, omicidi nella sfera familiare interpersonale, omicidi per terrorismo e omicidi politici”. “Solo questo – aggiunge parlando a Today.it– ci può permettere di capire se esiste un trend” di cui tenere conto per valutare l’adeguatezza delle attuali norme per le licenze.
In questo contesto, qualsiasi politica volta a permettere un più facile accesso legale alle armi appare incomprensibile.
Nonostante sia quasi banale dirlo, la propaganda secondo cui pistole e fucili aumenterebbero la sicurezza non ha alcun riscontro oggettivo. E’ bene ribadirlo- “Diverse persone – diceva a Today.it lo stesso Beretta qualche tempo fa – pensano di risolvere quello che percepiscono come un problema che riguarda la loro sicurezza facendo ricorso alle armi. Di fatto è un palliativo e anzi il possesso di un’arma può essere controproducente per la propria sicurezza: anche nell’eventualità di doverla impugnare per fronteggiare un ladro armato, il rischio di soccombere aumenta invece di diminuire e quello che nelle intenzioni del malfattore era un mero furto o una rapina può trasformarsi in un attimo in un omicidio”. Un Paese con meno armi in circolazione è un Paese più sicuro per tutti.“