Gianni Alioti – Fonte: © Comune Info
22 Maggio 2019
Erano parecchi anni che quella frase lì, l’Italia ripudia la guerra, un’affermazione semplice quanto solenne e amata quanto disattesa, non veniva riempita di senso. Porti chiusi sì, ma ai veri trafficanti di morte. Lo straordinario sciopero dei lavoratori portuali di Genova che hanno impedito di caricare materiale bellico sul cargo saudita Bahri Yambu è uno splendido esempio di come lavoratori e movimento pacifista possano tornare a unirsi per difendere quel che resta della cultura politica di questo paese.
Da Le Havre a Genova, passando da Santander. Lavoratori portuali e movimenti, espressione della società civile, impongono con l’azione diretta ciò che le istituzioni politiche europee e nazionali continuano a non fare. Eppure la L.185 del 1990 che regola, ad esempio, il commercio di armamenti dall’Italia è molto chiara. “[…] L’esportazione ed il transito di materiali di armamento sono altresì vietati: a) verso i Paesi in stato di conflitto armato, in contrasto con i principi dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite. […]”. È il caso dell’Arabia Saudita militarmente coinvolta nella guerra in Yemen. Da tempo le Nazioni Unite denunciano bombardamenti e attacchi militari in Yemen contro la popolazione civile. A cui si aggiungono torture, blocchi degli aiuti umanitari, arruolamento di minori. Di cui donne e bambini sono le principali vittime. Quanto basta per decretare sia la fine di qualsiasi trasferimento di armi e forniture militari dall’Italia, sia lo stesso transito di materiali di armamento diretto in Arabia Saudita. È il caso del “carico di morte” trasportato dal cargo Bahri Yanbu, partito dagli Stati Uniti e arricchitosi in Belgio. A Le Havre si sarebbero dovuti aggiungere 8 cannoni semoventi Caesar da 155 mm prodotti da Nexter in Francia. E, ieri a Genova, i gruppi elettrogeni TK 13046 prodotti dalla Teknel di Roma per alimentare shelter di comunicazione, comando e controllo in grado di gestire anche droni, comunicazioni e centri di comando aereo e terrestre.
La nave Bahri Yanbu non è nuova al trasporto di armamenti. E, da 4-5 anni, è solita attraccare anche nel porto di Genova per caricare materiali militari destinati alla guerra in Yemen. Evidentemente, le autorizzazioni del Governo italiano all’esportazione di sistemi d’arma all’Arabia Saudita, non si limitano alle bombe prodotte in Sardegna dalla Rwm, fabbrica controllata dal Gruppo tedesco Reinhmetall… leggi tutto l’articolo