Armi e stragi: quale è la situazione nel mondo?

Chiara Pizzimenti – Fonte: © Vanity Fair
16 marzo 2019

La strage in Nuova Zelanda porterà a cambiare le leggi paese con un inasprimento, il contrario in Brasile. Gli Usa restano campioni nel possesso

È stato bloccato da un agente che lo ha fermato a mani nude Brenton Harrison l’australiano di 28 anni accusato della strage nelle moschee in Nuova Zelanda. Aveva 5 armi legalmente detenute grazie a una legge che presto cambierà diventando più restrittiva, ma non è così nel resto del mondo, anche dopo una strage. «Per garantire il diritto alla legittima difesa, come presidente uso quest’arma,  ha detto il brasiliano Jair Bolsonaro indicando la penna con cui ha firmato un decreto che facilita l’acquisto e la detenzione delle armi da fuoco appena due mesi fa.

Ogni cittadino sopra i 25 anni può acquistare e detenere fino a 4 armi. Non serve l’autorizzazione della polizia federale, basta la dichiarazione di possesso e due attestati di idoneità fisica e psicologica.

Questo nonostante il Brasile sia uno dei paesi al mondo con i più alti livelli di violenza al mondo (63880 omicidi nel 2017, al momento della rilevazione il numero più alto di sempre). L’ultimo caso è una strage a scuola, nello stato di San Paolo con 10 morti compresi il 25enne e il 17enne che avevano aperto il fuoco.

La legge brasiliana non è l’unica a essere cambiata negli ultimi mesi. L’Italia è stata la prima ad allargare le maglie del possesso di armi adottando in maniera ampia la direttiva europea che tutti i paesi dell’Unione devono recepire.

SANDY HOOK
Non ci sono solo vittorie però per le armi. La prima cocente sconfitta è arrivata nel paese dove ci sono più armi in rapporto alla popolazione, gli Stati Uniti. La Corte Suprema del Connecticut ha dato il via libera all’azione legale delle famiglie delle vittime della scuola elementare di Sandy Hook (26 morti fra cui 6 bambini al primo anno di scuola) contro le società che hanno prodotto e venduto il fucile automatico usato per il massacro, l’AR-15.

Secondo le famiglie i produttori sono responsabili dell’accaduto per le modalità di commercializzazione fatte dalla Remington Outdoor. Con la pubblicità fatta il fucile militare è risultato interessante per i civili ed estremamente venduto, nelle stragi è fra i più utilizzati. La decisione della Corte va contro il Protection of Lawful Commerce in Arms Act da sempre strumento di difesa per i produttori di armi.

I NUMERI USA
L’attività economica complessiva del comparto delle armi negli Usa è stimata in oltre 52 miliardi di dollari l’anno e impiega più di 300mila persone fra lavoratori diretti e indotto. Numeri altissimi nonostante il declino delle vendite negli ultimi anni, come abituale in periodi in cui non si sente il rischio di arrivo di leggi restrittive.

Compresi i suicidi sono oltre 36mila l’anno le morti negli Usa per armi da fuoco e in 50 anni ci sono stati 152 massacri di massa, il Washington Post li conta quotidianamente e lo stesso fa Gun Violence Archive. La stima del costo economico dei danni fatti dalle armi negli Usa supera i cento miliardi l’anno. L’America ha il 4,4% della popolazione mondiale, ma quasi la metà delle armi di proprietà civile in tutto il mondo.

IL COMMERCIO DELLE ARMI
Gli Stati Uniti sono anche il maggiore esportatore al mondo di armi. Il volume del commercio internazionale di armi pesanti nel quinquennio 2014-18 ha superato del 7,8% quello fra il 2009 e il 2013 e del 23% il periodo 2004-2008 secondo i dati del Sipri, l’Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma. Dopo gli Usa ci sono Russia, Francia, Germania e Cina, che valgono il 75% circa del volume totale di esportazioni del quinquennio. Solo verso il Medio Oriente è però aumentato il flusso di armi, un aumento però dell’87%. L’Arabia Saudita è diventata il principale importatore mondiale, con un aumento del 192%.

QUANTE ARMI CI SONO IN ITALIA
Il dato del 2017, del Censis che cita il Viminale come fonte, ferma a 1 milione 400 mila persone il numero di quanti in Italia hanno una licenza per armi e non sono parte delle Forze dell’ordine. Small arms survey dice che nel 2017 erano 8.6 milioni, legali e illegali. Secondo il sito indipendente Gunpolicy le armi sarebbero 8 milioni, 12,89 ogni 100 abitanti nel 2017. «Si tratta di dati senza alcun fondamento: i sindacati di Polizia parlano di oltre 12 milioni di armi legalmente detenute dagli italiani» ha spiegato a Vanity Fair Giorgio Beretta di Opal, Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere e le politiche di Sicurezza e Difesa. Tutti dati che non hanno il bollino ufficiale di un ministero, che non ha mai pubblicato statistiche, nonostante l’acquisto di un’arma vada denunciata entro 72 ore.

GLI ALTRI PAESI
Numeri esigui se paragonati ad altri paesi, gli Usa in primis. Sono almeno 270 milioni di armi detenute sul suolo americano con 120,50 armi per 100 abitanti secondo i dati di Gun Policy nel 2017. Germania e Francia hanno 26 e 12 milioni di armi, circa 32 e 20 per ogni 100 abitanti. La Svizzera ha 40 armi in media ogni 100 persone.

NUOVA ZELANDA
Secondo gli stessi dati in Nuova Zelanda, teatro della strage in due moschee il 15 marzo 2019, le armi sono 33,26 per ogni 100 abitanti, con una popolazione totale che non arriva a 5 milioni di persone. Gun Policy stima ci siano un milione e mezzo di armi, legali e illegali, fra la popolazione civile, la polizia si ferma a 1,2 milioni. Più di un’arma ogni tre persone. Fra i paesi occidentali, esclusi gli Usa, quella neozelandese è una delle legislazioni più permissive. Serve una licenza, ma le armi non devono essere registrate. La legge cambierà, lo ha annunciato la premier neozelandese Jacinda Ardern ricordando che il primo attentatore di Christchurch aveva 5 armi compreso un fucile semiautomatico e pistole comprate a partire da dicembre 2017, un mese dopo aver avuto la licenza.