Armi, c’è una proposta della Lega per agevolarne l’acquisto e la detenzione in casa. Due discorsi distinti, secondo i promotori: non c’entra nulla la nuova legge sulla legittima difesa appena approvata in parlamento. Ma qualsiasi osservatore indipendente non può non notare che i temi siano intimamente connessi: al centro di entrambi ci sono armi in mano ai cittadini e norme che si allentano. Salvini però frena: “La proposta non arriverà in Parlamento”.
“Rendere più agevole l’iter per acquistare un’arma destinata alla difesa personale, aumentando da 7,5 a 15 joule il discrimine tra le armi comuni da sparo e quelle per le quali non è necessario il porto d’armi”. E’ questo l’obiettivo, dichiarato tra l’altro in maniera esplicita nella relazione che accompagna il provvedimento, di una proposta di legge presentata alla Camera dalla deputata della Lega Vanessa Cattoi.
Armi più “facili”, proposta di legge della Lega
“Procurarsi un’arma da fuoco, nel nostro Paese – dice la deputata leghista- non è un’operazione molto semplice, almeno per chi vuole farlo nel rispetto delle norme vigenti”, perché “le licenze concesse per la detenzione di armi in casa sono poco più di 5 milioni, il che significa che un italiano su dieci è in condizioni di utilizzare un’arma, anche se il numero delle licenze che consentono a coloro che le acquistano di portarle con sé è largamente inferiore. Non solo, ma in Italia esistono norme molto restrittive anche sull’acquisto di cartucce e di munizioni”.
“Ai sensi della normativa vigente, sono considerate armi comuni da sparo, oltre ai fucili, alle rivoltelle e alle pistole a funzionamento semiautomatico, anche – spiega la Cattoi – le armi denominate ‘da bersaglio da sala’, quelle ad emissione di gas, nonché quelle ad aria compressa o gas compressi, i cui proiettili eroghino un’energia cinetica superiore a 7,5 joule. Per acquistare un’arma dotata di potenza inferiore le procedure sono molto semplificate, in quanto è sufficiente aver compiuto la maggiore età ed esibire un documento d’identità in corso di validità”.
In Italia oggi come oggi è permesso quindi detenere un’arma anche senza avere il porto d’armi ma per essere a libera vendita deve avere una potenza inferiore ai 7,5 joule. Oltre quel limite si considera arma da fuoco e servono autorizzazioni ad hoc. L’obiettivo della proposta di legge è quello di velocizzare l’iter dell’acquisto di un’arma per la difesa personale e aumentare la potenza di fuoco dell’arma a libera vendita. Portando da 7,5 a 15 joule “la potenza delle comuni armi da sparo al di sopra della quale è necessario avere il porto d’armi”.
Salvini frena: “La partita si è chiusa con ieri”
“Per quel che mi riguarda che la legittima difesa non significa maggiore diffusione di armi, per me la partita si è chiusa con ieri”. Lo afferma il ministro dell’interno Matteo Salvini a margine di un incontro in prefettura a Milano. A chi gli fa notare che l’alleato Di Maio dice che non voterà mai una legge sulle armi facili, il vicepremier leghista replica: “Non avrà problemi perché non ci sarà nessuna votazione da fare in Parlamento, Di Maio si occupi e preoccupi di ciò che arriva in Parlamento. Non arriverà nessuna proposta in Parlamento sulla maggiore diffusione delle armi”, aggiunge il leader leghista.
“Per quello che mi riguarda la legittima difesa garantisce più diritti e più tutela alle vittime, non voglio in giro nemmeno mezza pistola in più, quindi invito l’amico Di Maio ad occuparsi di quello che il Parlamento fa e farà, non di quello che non è all’ordine del giorno”, conclude Salvini.
Di Maio: “No alla libera circolazione delle armi”
Prende però posizione, in modo molto chiaro, il M5s attraverso le parole del vicepremier e capo politico Luigi Di Maio: secco no a un Paese in cui è più facile acquistare armi. “Mettiamo un attimo i puntini sulle i: io un Paese con la libera circolazione delle armi non lo voglio. Non lo vuole il Movimento 5 Stelle e sono sicuro non lo vogliano nemmeno gli italiani”. Così Di Maio su Facebok. “C’è una proposta di legge firmata da 70 deputati in Parlamento che punta a facilitare l’acquisto di armi per la difesa personale. Nessun eletto del Movimento la voterà. Nessuno! Anche perché più sicurezza non vuol dire certo più armi in strada, al contrario – aggiunge – Andiamo avanti col contratto di governo, rispettando la volontà dei cittadini”.
“Se mai un giorno avrò la fortuna di avere un figlio, voglio che vada a scuola sereno e tranquillo, che da adolescente passi il tempo a studiare e a viversi la vita, non che trovi il modo di comprarsi facilmente una pistola – commenta Di Maio – Abbiamo fin troppi problemi da risolvere in questo Paese, non aggiungiamone altri. Pensiamo alle imprese e a creare nuovi posti di lavoro, piuttosto. L’Italia ha bisogno di questo, di più opportunità per i giovani, di più facilitazioni per chi vuole fare figli, di più sostegno alle famiglie, non di più armi“.
Civati: “Non hanno aspettato nemmeno un secondo”
“Non hanno aspettato nemmeno un secondo. Appena è stata approvata la riforma della legittima difesa, è scattata la seconda parte dell’operazione: facilitare, anzi incentivare, l’acquisto delle armi, aggirando anche la pratica della licenza. Che peraltro non è troppo complicata, ma – si chiedono i leghisti – perché affrontarla? Molto più semplice consentire di prendere una pistola intervenendo su un aspetto tecnico, difficile da comprendere per il cittadino comune”. Lo scrive Giuseppe Civati di Possibile su addioallearmi.it.
La proposta di legge della Lega è secondo l’ex segretario di Possibile “un modo per far sembrare l’arma ancora più “amica”, meno pericolosa perché non c’è nemmeno bisogno di chiedere l’autorizzazione alla detenzione né con il ‘nulla osta’ alla Questura né tantomeno con la licenza. Era tutto prevedibile: la campagna a favore delle pistole facili, per rendere sempre più felice la lobby delle armi, non è affatto terminata. L’obiettivo è ambizioso: portare quante più armi possibili nelle case degli italiani. Del resto lo ammette chiaramente chi propone la norma: ‘Si vuole rendere più veloce l’iter dell’acquisto di un’arma’. Non si cambia l’iter per ottenere il porto d’armi: lo si scavalca”.
In Italia esiste una lobby delle armi?
Davvero c’è bisogno di più armi in circolazione? Ci sono altri elementi che meritano di essere sottolineati e che suggerirebbero prudenza: nel nostro Paese il Viminale non ha mai reso noto il numero di armi legalmente detenute in Italia (le stime variano dai 10 ai 12 milioni), ma non rende pubblico nemmeno il numero complessivo di tutte le licenze rilasciate ed in vigore.
E poi la “domanda delle domande”: esiste in Italia, in scala minore, una lobby delle armi (tutto legittimo, s’intende) paragonabile alla famosa National Rifle Association (Nra) degli Stati Uniti? Noi l’abbiamo chiesto un anno fa a Giorgio Beretta, analista del commercio internazionale e nazionale di sistemi militari e di armi comuni, che svolge la sua attività di ricerca per l’Osservatorio permanente sulle armi leggere e politiche di sicurezza e difesa (Opal) di Brescia: “Sì, in scala minore, ma già c’è. E’ una lobby nata qualche anno fa, su impulso di alcuni gruppi di sedicenti “appassionati di armi”, per contrastare l’introduzione a livello europeo di norme comuni più rigorose sull’accesso e la detenzione di armi. Questa lobby, usando gli stessi metodi di propaganda, anche di tipo denigratorio, impiegati dalla NRA è cresciuta presentandosi come paladina della difesa dei “diritti” dei legali detentori di armi. La loro reale intenzione è quella di introdurre nell’ordinamento nazionale, ma anche europeo, un fantomatico “diritto alle armi”: il possesso di armi viene infatti presentato da questi gruppi come “diritto” e costituirebbe una panacea ai problemi della sicurezza a seguito dell’immigrazione incontrollata e di altri fenomeni di piccola criminalità. E’ evidente la relazione tra queste istanze e quelle promosse in Italia da fazioni e gruppi, anche politici, che cavalcano l’ondata xenofoba e razzista. Non a caso i principali interlocutori politici di questa lobby sono alcuni partiti della destra a cominciare dalla Lega, il cui segretario, Matteo Salvini, ha sottoscritto un impegno con un Comitato nazionale, sostenuto dai maggiori produttori di armi italiani, appunto per “difendere i diritti” dei detentori di armi e rivedere le norme sulla legittima difesa”.
In una successiva intervista abbiamo chiesto sempre a Beretta quali pressioni sia realmente in grado di attuare tale lobby: “Ha un peso e un’influenza molto forti – diceva Beretta a Today.it – Innanzitutto perché questa lobby si è attivata già da tempo, in particolare presso gli esponenti dei partiti più conservatori e della destra, per promuovere norme più permissive sul porto d’armi e sulla difesa armata. Ma soprattutto perché, sfruttando i rapporti che intrattiene con i produttori di armi e le loro associazioni di categoria, questa lobby utilizza tutti i canali per fare pressioni, più o meno trasparenti, sui rappresentanti politici”.
Il tema di fondo è sempre lo stesso: a chi giova un Paese con più armi in circolazione?