Comunicato di OPAL: «Il gruppo Beretta sotto inchiesta in Finlandia»

Brescia 14 ottobre 2013

La denuncia viene dall’organizzazione non profit SaferGlobe Finland, che in un rapporto dal titolo “Cosa è stato esportato a chi?” (qui in finlandese in .pdf) ha messo sotto esame il sistema dei controlli sulle esportazioni di armi leggere e munizioni della Finlandia. Nel rapporto, la Beretta di Gardone Val Trompia è ripetutamente citata, e molti sospetti si sono concentrati sulla Sako Oy, azienda finlandese con sede a Riihimäki (Finlandia) che fa parte del gruppo Beretta, produttrice di fucili per sniper (cioè “da cecchino”) in dotazione alle forze speciali di numerosi paesi e in gara anche per rifornire i green berets USA.

A quanto risulta, 205 fucili Sako, modelli TRG-22 e TRG-42, sono stati consegnati alle forze speciali del Bahrein nel gennaio 2011, cioè poche settimane prima dei gravi disordini scoppiati nella capitale Manama e dell’uccisione di numerosi manifestanti, colpiti da proiettili di fucile sparati proprio dai “cecchini” delle forze speciali governative. L’esportazione è avvenuta con una regolare licenza di tipo militare. Tuttavia, la Sako non ha richiesto lo stesso tipo di licenza per accessori e munizioni chiaramente collegabili alla stessa fornitura: si tratta di ben 20 tonnellate di munizioni speciali per fucili TRG e accessori (zaini, custodie, supporti bipiede), ottiche notturne e parti (canne, grilletti ecc.), tutti prodotti riferibili ai fucili di cui sopra.

Alcune organizzazioni non profit finlandesi – tra cui Amnesty International, l’Unione finlandese per la Pace e il Comitato dei 100 – hanno citato in giudizio sia la Sako per non aver richiesto licenze militari anche per il materiale accessorio, sia il governo finlandese che non ha considerato ‘militare’ l’export di munizioni destinate ai fucili per sniper diretti in Bahrein. Altre inchieste hanno poi svelato come il gruppo Beretta abbia aggirato la normativa finlandese ed europea per evitare di dichiarare i destinatari finali reali delle armi esportate. Tra 2009 e 2011, infatti, la Sako ha esportato 1100 fucili TRG con licenze di tipo militare che indicavano come destinatario l’Italia, e precisamente la società Fabbrica d’Armi Pietro Beretta di Gardone V.T. Come OPAL ha potuto constatare consultando le Relazioni sulle Operazioni autorizzate dal governo italiano secondo la legge 185/90, si sono verificati casi di licenze concesse dalle autorità italiane alla società Beretta per l’esportazione di fucili Sako TRG ad altri paesi, ad esempio 150 fucili all’Albania nel 2012.

«Sappiamo – commenta Piergiulio Biatta, presidente di OPAL – che già nell’aprile 2013 la direzione della Sako ha dichiarato alla stampa l’intenzione della casa-madre di Gardone di portare in Italia le produzioni di fucili militari, dal momento che il governo di Helsinki non aveva concesso licenze di esportazione verso paesi come la Giordania, l’Arabia Saudita e l’Ucraina.1 Più che una strategia industriale, pensiamo che si tratti di un tentativo di fare pressione sulle autorità locali per aggirare una legislazione – quella finlandese – che la società Beretta considera più rigida di quella italiana.»

«Il caso di un’azienda multinazionale con molte sedi all’estero – sottolinea Carlo Tombola, coordinatore scientifico di OPAL – illustra bene la sfida posta dal recepimento della Posizione Europea. Il gruppo Beretta, infatti, controlla aziende produttive, oltre che in Italia, anche in Finlandia, in Germania, in Turchia e negli Stati Uniti, e possiede società prevalentemente commerciali in Spagna, Grecia, Francia, Portogallo, Svizzera, Canada, Russia e Cina. Lo spostamento di prodotti e semilavorati tra società controllate e la gestione delle esportazioni delle armi prodotte in Italia attraverso società poste fuori dell’Unione Europea ma direttamente guidate dalla direzione di Gardone V.T., rendono vane le legislazioni italiane ed europee. Si pensi che la controllata turca di Beretta, la Stoeger Silah Sanayi da Istanbul, esporta armi con marchi del gruppo Beretta verso altri 40 paesi del mondo.»  http://yle.fi/uutiset/sakon_tarkkuuskivaarituotanto_voi_siirtya_italiaan/6588112 del 22.4.2013. In Finlandia le autorizzazioni all’export di armi sono documenti pubblici. Di recente, le organizzazioni impegnate nel controllo del commercio delle armi hanno chiesto che vengano rese pubbliche anche le autorizzazioni negate, in modo che il sistema dei controlli venga reso più trasparente e si possa verificare l’applicazione delle linee guida contenute nella normativa europea

Infine Giorgio Beretta, analista di OPAL, fa notare che «il fucile Sako nei due modelli TRG-22 e TRG-42, e soprattutto nella nuovissima versione M-10 multi-calibro, è un’arma molto sofisticata che, benché sia venduta anche sul mercato civile, è stata esplicitamente progettata per gli snipers, richiede munizioni potenti, può montare ottiche telescopiche e visori notturni esclusivamente in uso ai militari, ed è già stato impiegato in Afghanistan e in Iraq. È stato personalmente presentato da Franco Gussalli Beretta, amministratore delegato di Beretta, al presidente kazako Nazarbayev durante la fiera di materiale militare KADEX tenutasi ad Astana nel marzo 2012, ed è già utilizzato dalle forze speciali del Kazakistan, un paese al centro di numerose denunce di violazione dei diritti civili e del “rapimento” della signora Shalabayeva e di sua figlia dall’Italia». A fronte delle continue esportazioni di armi dalla Provincia di Brescia verso paesi dove si verificano brutali repressioni da parte delle Forze dell’ordine e reiterate violazioni dei diritti umani, l’Osservatorio OPAL rinnova la richiesta al Questore di Brescia, Luigi De Matteo, di rendere noti gli effettivi destinatari e utilizzatori finali e la compatibilità di queste esportazioni con la normativa nazionale e dell’Unione Europea.

In appendice: 
1. Cosa dice la Posizione Comune dell’Unione Europea?
2. Anche l’Italia ha esportato armi in Bahrein

Per contatti stampa:

Piergiulio Biatta (Presidente di OPAL) Cellulare: 338.8684212

Carlo Tombola (Coordinatore scientifico di OPAL) Cellulare: 349.6751366

Giorgio Beretta (Ricercatore e analista di OPAL) Cellulare: 338.3041742
APPENDICE

1. Cosa dice la Posizione Comune dell’Unione Europea

Con la Posizione comune 2008/944/PESC del Consiglio dell’Unione europea del dicembre 2008 che definisce «Norme comuni per il controllo delle esportazioni di tecnologia e attrezzature militari», gli Stati membri si sono impegnati a «impedire l’esportazione di tecnologia e attrezzature militari che possano essere utilizzate per la repressione interna o l’aggressione internazionale o contribuire all’instabilità regionale» e in particolare a «rifiutare (di concedere) le licenze di esportazione qualora esista un rischio evidente che la tecnologia o le attrezzature militari da esportare possano essere utilizzate a fini di repressione interna» (Articolo 1, comma 2, a).

2. Anche l’Italia ha esporatato armi al Bahrein
Come più volte denunciato dall’Osservatorio OPAL, aziende italiane hanno esportato armi e munizioni nei paesi del Nord Africa e del Medio Oriente coinvolti in guerre civili e nella repressione dei diritti civili, armi e munizioni che sono state anche usate nella repressione delle cosiddette “primavere arabe”. Come risulta dalla tabella riportata nell’allegato, anche il Bahrein è stato fornito – secondo i dati dell’ISTAT – di armi prodotte nelle province di Brescia e Pesaro, cioè in sostanza da aziende del gruppo Beretta, e in anni – 2011 e 2012 – che hanno visto proprio un esteso impiego della forza contro le manifestazioni popolari seguite alle proteste di Piazza delle Perle, nella capitale Manama, nel febbraio 2011.

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