Massimo Alberti – Fonte: © RadioPopolare
17 settembre 2018
Per una volta siamo primi in Europa.
Da oggi l’Italia è il primo Paese a recepire la direttiva europea 853/2017, una direttiva pensata in chiave antiterrorismo che il governo usa per allargare le maglie del possesso di armi.
L’iter di recepimento della direttiva era già iniziato col governo Gentiloni-Minniti, ma Salvini ne ha sfruttato ogni appiglio per mettere in circolazione un numero di armi maggiore. Un atto frutto del “patto di sangue” firmato da Salvini con la lobby delle industrie armiere a luglio all’Hit Show di Vicenza, la fiera di settore dove il ministro ha promesso anche altri passi: non solo la già annunciata legge che allarga la legittima difesa, ma anche la revisione dei criteri di accesso al porto d’armi.
Perché la direttiva non muta i criteri di accesso alla licenza – già piuttosto laschi in verità: basta essere incensurati, non essere tossicodipendenti o alcolisti cronici, non soffrire di turbe mentali o psichiche e fare un corso di una mezza giornata – ma aumenta la possibilità per i detentori di licenza di avere più armi.
I punti chiave: aumento da 6 a 12 delle armi sportive detenibili, autorizzazione ai tiratori sportivi di detenere armi catalogate come “tipo guerra”, denuncia alle autorità delle nuove armi tramite un apposito portale, e paradossalmente anche un criterio più restrittivo: la riduzione della durata della licenza da 6 a 5 anni.
C’è poi un altro aspetto su cui vale la pena soffermarsi: cade l’obbligo di avvisare i propri conviventi del possesso di armi. Un bel problema in un Paese dove l’unico reato in forte aumento sono i femminicidi tra le mura domestiche.
“Quando siamo stati chiamati a dare il nostro parere in commissione abbiamo chiesto in tutti i modi di tenere una forma di obbligo. Inizialmente era anche previsto, ma poi è stato tolto” spiega Piergiulio Biatta, presidente dell’Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere e Politiche di Sicurezza e di Difesa.
Il problema storico dell’Italia è che il Ministero dell’Interno non fornisce dati sulle armi effettivamente in circolazione. Le stime più accreditate parlano di un numero tra i 4 e i 10 milioni, in mano a circa 1 milione di detentori di porto d’armi. Un giro d’affari di 100 milioni di euro per i 1.300 punti vendita al dettaglio di armi e munizioni destinato ad aumentare, perchè l’Italia ha voglia di armarsi…leggi tutto l’articolo