Emanuele Coen – Fonte: ©Espresso Repubblica – ©foto Simone Tramonte
07 settembre 2018
Negli ultimi tre anni circa 200mila persone nel nostro Paese hanno iniziato a frequentare poligoni di tiro e corsi di addestramento intensivi e le licenze per porto d’armi sono aumentati del 14 per cento. Mentre in Parlamento si discute la legge che estende la legittima difesa
La signora, una bella donna sulla quarantina, stringe forte la pistola con entrambe le mani. Giubbotto leggero, pantaloni mimetici grigi, grandi cuffie antirumore, occhiali, punta l’arma verso una delle quattro sagome ancorate a terra da pneumatici. «Fuoco! Centrato! Riassesta, non devi abbassare, metti sulla linea mediana l’asse della canna! Brava, bravissima!», la incalza l’istruttore, mentre lei indietreggia continuando a sparare. Alle loro spalle un gruppetto di allievi più o meno esperti – in maggioranza donne, giovani e meno giovani – non vede l’ora di mettersi alla prova e impugnare la semiautomatica.
Soffia un vento torrido al Pisana Shooting Club, una landa tra la zona di Malagrotta e l’aeroporto di Fiumicino, uno dei tanti poligoni privati disseminati in tutta Italia. Oltre sessanta, soprattutto al Nord, secondo le stime della rivista specializzata “Armi e tiro” che di recente li ha censiti, considerato che neanche il ministero dell’Interno è in grado di fornirne il numero esatto. A cui si aggiungono le 263 sezioni del Tiro a segno nazionale, dalla Lombardia alla Sicilia. Poligoni per chi pratica il tiro a segno sportivo e, allo stesso tempo, palestre a cielo aperto per gli appassionati di tiro operativo, addestrati a usare le armi per difesa personale…leggi tutto l’articolo