Mimmo Cortese – Fonte: © Bacheca Facebook
28 novembre 2017
Ho da poco terminato un’ora e mezza di lettura degli scritti di Etty Hillesum nell’ambito del Festival della Pace, a Brescia.
Non avevo mai letto i testi di Etty in pubblico. E’ stato, al tempo stesso, un esercizio di una grande fatica, quasi un arrancare, nello spezzarsi delle parole, sotto il peso dell’emozione e, dall’altro lato – giunti ad una pausa, ad una pagina bianca e infine alla chiusura della giornata – un sentirsi come riempiti di una linfa nuova, una percezione rinnovata della vita che ti riscorre nei tessuti, che ti intride di una misteriosa forza.
Avevo preparato, da alternare in alcune pause, “A Love Supreme” di John Coltrane, “In a silent way” di Miles Davis (in particolare pensavo a “Shhhh/Peaceful”) e il magico doppio lavoro del trio di Ornette Coleman di “At the Golden Circle”. Ha funzionato solo il cd di Trane, e forse è stato giusto così.
A Etty ritorno continuativamente.
Ogni volta che leggi una sua pagina guardi al mondo – che sia un piccolo episodio accaduto sotto casa o un evento di portata internazionale – con un altro punto di vista. Il più delle volte cambi giudizio su quanto accaduto. Sempre c’è un’iniezione di speranza e di determinazione. Sempre mi accorgo di avere fatto un passo avanti.
Sempre mi ritrovo, quasi immeritatamente, arricchito.
Ringrazio tutti coloro che hanno partecipato alla lettura, attentissimi. Ringrazio la Biblioteca S. Polo e tutta l’organizzazione del Festival della Pace che mi ha consentito questa serata. Ringrazio ancora Nadia Neri, il cui libro occhieggia da un angolino della fotografia, del cui titolo hanno preso nota – e mi hanno chiesto consiglio – diversi presenti.
Un abbraccio speciale lo devo a tutti gli amici e le amiche di OPAL per il lavoro e l’autentica passione che li spinge, per il quale, da oltre dodici anni, stiamo facendo un lavoro di grande impegno. Speriamo, non invano.
MM
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