Carmine Gazzanni – Fonte: ©Notizie
22 aprile 2020
L’emergenza Coronavirus ha messo in crisi interi settori economici a causa del lockdown. Ma ce n’è uno che, a quanto pare, tanto in Italia quanto in Europa, gode di un trattamento privilegiato: quello dell’industria militare. Mentre la discussione nelle sedi istituzionali europee a distanza di mesi ancora non è arrivata ad un punto condiviso su come aiutare i Paesi più colpiti dalla pandemia (Italia su tutti), pochi giorni fa, il 15 aprile, la Commissione europea ha pubblicato ben 24 bandi di gara per uno stanziamento complessivo di circa 160 milioni di euro che, visto anche il periodo, senz’altro faranno gola alle industrie militari…
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Le nuove spese Made in Italy
Non si pensi, però, che l’Italia, senza ombra di dubbio il Paese più colpito dalla pandemia, sia stata da meno. Le “aziende armate”, infatti, sono state inserite tra le produzioni ritenute «essenziali» e dunque hanno avuto la possibilità di rimanere aperte nel periodo di lockdown. Compreso il polo industriale di Cameri (Novara), dove si producono i caccia F-35. E non è tutto.
«In Italia – spiega Giorgio Beretta, analista dell’Osservatorio OPAL (Osservatorio Permanente Armi Leggere) di Brescia – il Ministero della Difesa sta pensando di spendere preziosi fondi pubblici per l’acquisto di due nuovi sottomarini per la Marina Militare: un contratto da oltre 1,3 miliardi per due sommergibili U-212 prodotti da Fincantieri, con l’opzione di altri due per un totale di 2,3 miliardi di euro. Vien da chiedersi come possa essere giustificabile, mentre chiediamo all’Europa di aiutarci a sostenere le spese per il contrasto all’epidemia da coronavirus».
Domande legittime, che restano senza risposta.