Massimiliano Pilati – Fonte: © Il Dolomiti
28 marzo 2019
Oggi, giovedì 28 marzo, c’è stata l’approvazione in via definitiva al Senato della riforma della cosiddetta “legittima difesa”. La nuova norma riconosce come non punibile l’uso di un’arma legittimamente detenuta per tutelare la propria o l’altrui incolumità, o per difendere i beni propri o altrui quando non c’è desistenza e vi è pericolo di aggressione.
Non è però mia intenzione entrare in valutazioni giuridiche per le quali non ho le opportune competenze ma vedo in questa approvazione un forte arretramento culturale ed un’ulteriore minaccia per la sicurezza collettiva. Temo infatti la diffusione incontrollata delle armi nelle nostre comunità che questa legge porterà inevitabilmente con se.
Purtroppo si può, facilmente, accedere a dati che dimostrano in maniera lampante di come la facile diffusione delle armi corrisponda ad un aumento della insicurezza. Stragi e morti per armi da fuoco sono in aumento vertiginoso negli Stati Uniti, in Brasile, in Russia e in Turchia.
Alcuni media contribuiscono a deformare la realtà tanto che secondo i dati ufficiali oggi in Italia vi sono più omicidi con armi legalmente detenute che omicidi per “furti e rapine” e dunque se c’è un’arma in casa è molto più facile che venga utilizzata per ammazzare un familiare (e a riguardo il crescente numero di femminicidi dà purtroppo ragione a questa lettura) che non contro potenziali ladri e/o aggressori. Giorgio Beretta dell’Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere e le politiche di sicurezza e difesa (OPAL) di Brescia segnala che nei dati ISTAT del 2017 vi sono stati 16 “omicidi volontari consumati a scopo di furto o rapina” mentre, sempre nel 2017 si sono registrati 42 omicidi da parte di legali detentori di armi o con le armi da loro detenute. Nel 2018 sono stati addirittura 50 di cui più di trenta vittime sono state donne. (Fonte Istat 2017 e Opal 2017 e 2018).
Drogare l’opinione pubblica con la paura percepita di furti e rapine, e garantire l’impunità a chi spara per difendersi ha portato all’approvazione della Legge con il consenso di larga parte dell’opinione pubblica. Un boomerang che si ritorcerà sul cittadino due volte vittima: della propria arma e della politica senza scrupoli.
In un suo comunicato di oggi la Rete Italiana per il Disarmo sostiene che “Non è certo da una maggiore diffusione delle armi che potrà derivare una convivenza civile che è preludio alla riduzione dei delitti e delle minacce. Non è certo sulle armi che si può costruire una vera sicurezza collettiva e diffusa” e per questo è necessario continuare a lavorare ad un ripensamento rispetto a norme che sicuramente avranno un impatto negativo sulla vita di tutti i cittadini italiani.
Lo scorso anno sul mio blog de ildolomiti.it, dove parlavo della violenza delle armi negli Stati Uniti d’America, riflettevo sulla necessità che “Prima di ritrovarci anche noi nella situazione statunitense occorre cercare di invertire la rotta, occorre disarmare la nostra ragione armata, partendo dai nostri giovani, cercando di sviluppare una società capace di affrontare i conflitti e trasformarli prima che questi sfocino in momenti potenzialmente distruttivi. Serve lavorare nelle scuole, nelle parrocchie, nei centri di aggregazione giovanili e, nelle famiglie, per investire sull’educazione. Serve una società ricca di mediatori non di armi.”.
Sbaglia chi crede che sia un guadagno della società renderci più liberi di armarci e di difenderci. Il guadagno sicuro è quello dei fabbricanti d’armi, ma a rimetterci sono i cittadini, sempre meno liberi e più a rischio della propria incolumità.
Oggi al Senato ha vinto l’industria delle armi; la prima vittima è stata la democrazia.